venerdì 17 maggio 2013

La mela di Alan Turing



La storia e le favole confermano che al mondo non esiste un frutto più infausto della mela per il genere femminile: a partire dalla prima, quella di Eva si intende, è infatti una sequenza infinita di disastri dove prima o poi fa capolino il nostro nobile frutto. Non c’è dubbio, se qualcuno vuole rovinare la vita di una donna prima o poi una mela finirà tra le sue mani.

La mela di cui voglio parlare, però, è quella di Alan Turing. Matematico e logico, padre della moderna informatica, così geniale da avere decodificato il codice nazista Enigma, con cui si trasmettevano in linguaggio criptato i messaggi tra le truppe tedesche. Peccato che dopo la guerra, vinta anche per merito suo, venisse processato in Inghilterra come omosessuale per atti osceni e condannato ad una cura ormonale devastante, che rovinò il suo fisico e gli fece crescere i seni. Nel 1954, Alan Turing decise di andarsene a modo suo: iniettò del cianuro in una mela e la mangiò. 

Si dice, appunto, che il simbolo della Apple, la mela morsicata, sia stato elaborato in onore suo. A me piace pensare che in quel mondo intersecato dove i pronomi lui e lei non hanno molto senso, patria che non ha frontiere tra il femminile e il maschile perché sceglie entrambi i sessi, Alan Turing abbia voluto dare un’ultima formidabile lezione all’umanità: un gesto apparentemente teatrale, da Biancaneve infausta, in un mondo di streghe che concepisce una sola forma di bellezza, quella dello specchio, dove tutto si somiglia, il regno sconfinato del Medesimo e dello Stesso, che no, non ha modo di riconoscere l’altro, perché intimamente cieco. 

Buon 17 maggio, Giornata mondiale contro l’omofobia e la transfobia.

Nessun commento: