sabato 22 febbraio 2014

I mandriani e il mare



I poeti non dormono, piuttosto, la loro insonnia attraversa i secoli. Il loro lato notturno non si stanca, perfetto nella veglia e nell’accorato disamore. Ora che ci intensa. Tempo che ci contraria. 

Prendiamo Ifigenia, su di lei pesa la tragedia di un inganno. Il padre Agamennone ha cercato di sacrificarla sull’altare alla dea Artemide, persuaso all’omicidio dall’indovino Calcante, il quale ha vaticinato che solo così le navi greche, ferme nella rada di Beozia a causa di una bonaccia, potevano riprendere il largo. Artemide, nell’ultimo istante, sostituisce la fanciulla con una cerva sull’altare. Un vero colpo di scena. La divina le procura anche un lavoro, in Tauride, come sua sacerdotessa, dove Ifigenia è costretta a sacrificare a sua volta la vita di ogni naufrago che cade sperduto sulle coste della regione. 

Ed ecco Ifigenia, nel momento in cui due mandriani le recano la notizia di avere assistito ad un naufragio presso la costa. Il diurno e notturno Euripide le fa dire: “ Che hanno a che vedere i mandriani con il mare?”. La curiosità della ragazza sarà presto sanata (“ Eravamo alla costa per lavare le bestie con l’acqua del mare”), anche la vostra, se volete, potete riprendere la lettura. Oppure no, vi fermate. Se riconoscete il buon vino. Se praticate l’insania da parecchi anni. Della lettura, s’intende, cioè dell’identità sperduta. “ Che hanno a che vedere i mandriani con il mare?”. 

Ifigenia, come voi, ha attraversato parecchie tragedie degli equivoci. Sa di un’anima dolente che diffida di ogni cosa. Si è frantumata la sua ingenuità di ragazza che aveva creduto nel padre. Uno squallido personaggio che l’aveva convinta a recarsi in Aulide, con la promessa di un matrimonio con Achille. Ifigenia è questa: figlia di un tale che, pur di mantenere il potere, è passato allegramente sul suo cadavere. 

Tuttavia, non si è spezzata la sua nobiltà. Che si tradisce in questa povera, insignificante battuta. Nella sua testa i mandriani stanno da una parte, il mare dall’altro. Non c’è linguaggio possibile. Non esiste parametro per comprendere o capirsi tra due mondi irraggiungibili. D’un colpo Euripide si sta guardando di schiena. Parla su ciò che sta parlando. L’ora medita l’ora dei poeti. 

E mi pare così: grande, dolorosa, magnifica questa battuta, quando vedo due mondi inconciliabili tra loro discutere. In questa Italia consunta, malata di governo, inferma di un partito fatto di cadaveri politici, riesumati e assassinati quando fa comodo. Un partito sempre pronto ad arringare gli eserciti sulla necessità di sacrificare questa vita, piuttosto che un’altra, perché se le navi non riprendono il largo perirà la Grecia e la sua civiltà, la Grecia casta che non sa nulla di altari e sangue. Che mai si potranno dire mandriani e mare?