sabato 25 maggio 2013

Antigone, o del seppellire i morti




Ci troviamo in Grecia, in epoca lontana, dove una guerra ha finito col trascinare in battaglia due fratelli, uno che chiameremo il buono, Eteocle, militare al servizio di Creonte , e l’altro che definiremo il cattivo, Polinice, il cui torto essenzialmente è consistito nello schierarsi dalla parte sbagliata. Un prete rivoluzionario, un oppositore di regime, un magistrato? 

I due si danno morte l’un l’altro, ma al momento della loro sepoltura interviene Creonte , il tiranno, il quale pretende che si renda pubblico onore solo al “ buono ’’, lasciando il cadavere del “ cattivo ’’ in mezzo ai campi preda delle fiere e degli animali.La logica di Creonte è di una civile volgarità: esistono cadaveri buoni, degni di pianto da parte dei vivi, e cadaveri cattivi che non meritano alcun rispetto perché così ha stabilito il governo umano. 

Contro questa logica che vuole morti senza tombe e morti osannati, insorge Antigone, decisa a seppellire Polinice senza ricorrere a sotterfugi di alcun tipo.

Il punto è questo, la visibilità. La tragedia di Sofocle sembra infatti suggerirci che se solo lo volesse, se davvero lo desiderasse Antigone potrebbe seppellire suo fratello in gran segreto, lei invece vuole la scena: comincia a girare per la piazza principale del paese con un cartello appeso al collo, bussa ai tribunali per sapere chi ha collocato la bomba lungo l’autostrada, pretende di conoscere il nome dei mandanti. 

I cadaveri le camminano sul petto, non può farci nulla, non si possono seppellire i morti se non dal punto di vista della vita. A questo punto la protagonista, catturata mentre dà sepoltura al fratello Polinice, concluderà i suoi giorni da “ innamorata dei morti ’’ in una spelonca, dove viene rinchiusa senza luce e senza cibo.

I miti, a differenza dei libri, non nascondono gli uomini. In generale rivelano una storia dove il sogno e l’insonnia hanno effetti specifici sul funzionamento della macchina letteraria. Nella veglia, di solito forzata, ci mostrano. 

Nel caso di Antigone, suggeriscono che la politica propone sempre un legame, una malattia. Da una parte i cittadini paurosi, pieni di timore e confusi. Dall’altra il potere che li cura e gli chiarisce le idee.

Perché questo legame funzioni deve essere negata la visibilità di ogni conflitto. La pacificazione deve essere imperante. I funerali di Don Gallo creano un pericoloso immaginario, i fischi a Bagnasco, da certi giudicati irrispettosi e vili, fomentano una religione laica, innamorata della morte perché mai secondaria alla vita.

Se solo avessero potuto seppellirlo di notte. Nella spelonca, nella lingua del niente, tra i corpi timorati.

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