sabato 13 settembre 2014

Kanaima








La notizia l'apprendo dalla radio. Poi torno a leggerla sul giornale. Alcuni dicono che abbia camminato un giorno attraverso la selva prima di raggiungere la città e dare l'annuncio. Altri riportano che i giorni sono stati tre. 

Mi domando cosa abbia pensato durante il cammino. Lei, dico, la moglie di Edwin Chota prima di raggiungere Puccallapa e dare la notizia della morte di suo marito, assassinato dalla mafia delle foreste. Le stesse che da anni tagliano gli alberi selvaggiamente, distruggono animali e massacrano indigeni. 

Lo chiamano " Canaima" il dio frenetico del male, dalle parti della selva presso l'Orinoco. Il dio cattivo che si oppone al bene, rappresentato da Cajuna, il buono. Romulo Gallegos, lo scrittore venezuelano, ha scritto persino un romanzo con questo titolo. E' frenetico, Kanaima.  Viene proprio al caso la sua corsa. Edwin aveva il malverso di opporsi a questa frenesia. Difendeva il suo popolo e la sua terra. 

Non chiediamo dove sono i sicari. Le domande non hanno senso nella metafisica della prosa. I mandanti siamo noi. Viviamo lontanissimi, a miglia di distanza, oltre la causa e prima di ogni effetto.  E tuttavia, abbiamo armato noi i tagliagola perché lo uccidessero. Ieri sera ho avuto un soprassalto: anche io affilavo un piccolo coltello.