La notizia l'apprendo dalla radio. Poi torno a leggerla sul
giornale. Alcuni dicono che abbia camminato un giorno attraverso la selva prima
di raggiungere la città e dare l'annuncio. Altri riportano che i giorni sono
stati tre.
Mi domando cosa abbia pensato durante il cammino. Lei, dico, la
moglie di Edwin Chota prima di raggiungere Puccallapa e dare la notizia della
morte di suo marito, assassinato dalla mafia delle foreste. Le stesse che da
anni tagliano gli alberi selvaggiamente, distruggono animali e massacrano
indigeni.
Lo chiamano " Canaima" il dio frenetico del male, dalle
parti della selva presso l'Orinoco. Il dio cattivo che si oppone al bene,
rappresentato da Cajuna, il buono. Romulo Gallegos, lo scrittore venezuelano,
ha scritto persino un romanzo con questo titolo. E' frenetico, Kanaima. Viene proprio al caso la sua corsa. Edwin
aveva il malverso di opporsi a questa frenesia. Difendeva il suo popolo e la
sua terra.
Non chiediamo dove sono i sicari. Le domande non hanno senso nella metafisica
della prosa. I mandanti siamo noi. Viviamo lontanissimi, a miglia di distanza, oltre
la causa e prima di ogni effetto. E
tuttavia, abbiamo armato noi i tagliagola perché lo uccidessero. Ieri sera ho avuto un soprassalto: anche io affilavo un piccolo coltello.