martedì 15 ottobre 2013

Sindrome da Cassandra




Si potrebbe dire che ogni parola è tale solo se concepisce la natura dello zero.

Non è di nessuna teologia o stato di polizia l’idea di un infinito negativo. Incarnato da chi si sottrae e rivendica per sé il diritto di non definirsi né di essere definito con la “ parola” in oggetto qualunque natura essa abbia. In epoca di frantumazioni linguistiche, poi, la scelta del rifiuto dovrebbe essere ancora più comprensibile. 

Si consideri la fenomenologia del termine “povertà”. Oggi i nuovi poveri hanno spesso cause diverse dai poveri del secolo scorso e si rimarrebbe sorpresi dalle ricerche che enumerano tra i motivi di emarginazione sociale il divorzio, soprattutto per le donne più che per gli uomini. Gli studi confermano che la famiglia costituita da due impiegati con un figlio affetto da distrofia muscolare è per esempio il nuovo soggetto a rischio di povertà nell’Italia contemporanea.

Quanto al sostantivo “famiglia”, la scrittrice Laura Zanatta nel suo libro “ Le nuove famiglie” enumera almeno una decina di nuove galassie familiari: famiglie di fatto, omosessuali, bigenitoriali, unigenitoriali, ricomposte, le emigranti, le unipersonali che si considerano ceppo familiare ma vivendo in case diverse e altro. Difficile riscontrare nella realtà la famiglia totemica in nome della quale i diritti di molti vengono calpestati e umiliati. O definiti. 

Non bisogna avere letto Lacan per capire che la costituzione di un’identità personale è innanzitutto un confronto e scontro nei riguardi di certe affermazioni linguistiche, a cui per buona logica e nobiltà etica dovrebbe sempre corrispondere la possibilità della loro negazione. Nasciamo tra parole già esistenti, formate, per lo più imposte che ci determinano. Il vero costituirsi di una personalità non si svolge intorno al nucleo disomogeneo del complesso di Edipo, semmai intorno a quello di Cassandra. Colei che disse, predicendo il futuro. Parole a cui nessuno poteva o voleva sottrarsi. Per questo, le parole non possono essere considerate eventi solitari o fenomeni puramente linguistici. Senza alcun attinenza con il contesto, che è prima di ogni altra cosa contesto umano, tessuto connettivo di nervi e muscoli. 

L’affermazione, o azione dovrei dire, secondo la quale esiste una sola famiglia tradizionale si basa su un’idea di mondo che non esiste più e che non è mai esistita. Dove, nella maggior parte dei casi, le donne venivano negate e i figli erano considerati proprietà privata dei genitori. Usata nelle modalità legislative e politiche della patria nostra ad essa sfugge la natura dello zero. Discende direttamente dalla pubblicità proprio come i giocattoli o gli unicorni. 

La Bibbia, da parte sua, non riesce a concretizzarla e renderla meno eterea, poiché tra le sue pagine qualcuno ha contato più di 33 tipologie familiari diverse. La Bibbia, infatti, ci presenta un ventaglio di situazioni variegate, con i legami familiari più diversi: vedove, orfani, nuore in compagnia di suocere, donne che aspettano bambini ma non dal proprio marito, uomini con legittima sposa al seguito più caravanserraglio di concubine e schiave, fratelli che vendono ai mercanti di schiavi i propri fratelli, se proprio non li uccidono, uomini che offrono figlie o concubine all’ira del nemico di turno perché vengano fatte a pezzi. Difficile, come minimo, affermare che ci sia pari dignità tra uomo e donna all’interno di questi legami familiari.

Su questi unicorni e giocattoli, tuttavia, i miti sociali si pietrificano come le sfingi, a danno di adolescenti per lo più ignari della nullità intrinseca di ogni parola. Nulla di strano che figli e studenti diventino anoressici, bulimici, dissociati, vittime di bullismo perché la loro “ famiglia” è ben lontana dalla cosiddetta famiglia tradizionale. 

La perfida ipocrisia di chi usa determinate parole solo per difendere i propri interessi e regimi sociali cerca sempre complici, anime candide, farfalle cafone persuase che la “famiglia tradizionale” consacrata dal matrimonio sia un’opinione come un’altra, mentre è dittatura legislativa che misconosce, ignora e offende la dignità di milioni di cittadini che in quella tipologia non si riconoscono o non è consentito loro di riconoscersi.

Non si illudano le farfalle cafone, quindi. Esse difendono con i loro buoni intenti la libertà, è vero. Ma si tratta della libertà di una dittatura di escludere e offendere chi gli pare. 

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