Se andate a Londra, non perdetevi una visita a Camden Town, un
vero museo all’aperto di Street food art, ma lo stesso può dirsi della Vucciria
a Palermo o di certi mercati rionali in Andalusia.
La street food art, il cui punto di partenza è lo stile dell'alimentazione lungo la strada, sottolinea l'idea che la cucina è un centro
sociale, un luogo di innovazione, ma anche un modo di vivere gli spazi
pubblici.
Alcune sue caratteristiche sono la globalizzazione
e l’improvvisazione che si oppongono alla produzione industriale in serie.
Può includere una barca vietnamita adibita al mercato, carica di
bibite e verdura fresca, un carrettino per il tè sudanese costituito da
pneumatici riciclati e lattine, o il chiosco di salumi provenienti dall’Argentina.
A differenza di ciò che si può credere, lo credono i palati
mediterranei così scettici verso tutto ciò che non sia un tavolo e un pranzo
della durata di due ore, lo street food art è una critica al junk food (cibo spazzatura) a favore di un’esperienza sensoriale che includa il gusto, l’olfatto, lo scenario estetico del pranzo o la cena veloci. La sua idea è più vicina a quella del fair
food, il cibo giusto, che esalta la diversità, la sostenibilità, l’equità del
prezzo per fasce sociali a basso reddito.
La cucina all’aperto tende ad evidenziare come l’arte sia una
forma di cibo, realizzando fusioni bizzarre e creative con la street art,
l’arte dei graffiti e dei murales.
Tra i suoi oggetti feticcio, i furgoncini di burritos messicani o
il baracchino di frullati e caffè, come questo nelle vicinanze del Metropolitan
Museum of Art di New York.
Ma anche i tavoli, i lampioni, i coperchi dei contenitori per la
spazzatura o le insegne vivaci e di una certa ingenuità:
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