venerdì 9 agosto 2013

Il corpo isterico



Girovagando, sperduti e attenti nel mare internautico, come il protagonista di Itaca della poesia di Kavafis, vi imbatterete forse tra le fotografie di Augustine, una delle isteriche più famose della Salpêtrière, internata nell’ospedale femminile di Parigi nel 1875 e diretto allora dal neurologo Jean-Martin Charcot. 

Augustine venne fotografata ed esposta alla camera oscura dal dottore, le pieghe del vestito ben curate con un vezzo da modella, in pose laccate dal dubbio realismo che dovrebbero mettere in risalto il prototipo della donna isterica, la grande simulatrice, la teatrante istrionica, la clownesca follia incarnata da moltissime donne, che ha trovato in testi letterari e artistici, non ultimo il ciclo Hysteria della scultrice Louise Bourgeois, la sua sovraesposizione estetica. 

L’isteria è questione difficile. Dal 2000 essa non esiste più come disturbo clinico nel DSM (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) essendo stata scomposta in manifestazioni differenti, suddivisa in vari sintomi. Questo non vuol dire che sia cessata la sua esistenza, ma piuttosto, come sostiene lo stesso DSM, che il sintomo isterico si modella adattandosi ad ogni cultura, continuando il suo processo mimetico al mutare dei paradigmi medici e delle richieste sociali. 

In altre parole la sua natura si caratterizza per una dinamica innata in grado di identificarsi con le aspettative dei medici. Il sintomo isterico abile nel suo mimetismo, proteiforme nella sua condotta, innatamente teatrale, cerca il sintomo patologico maggiormente accettato in una determinata epoca e in uno specifico contesto sociale, cercando di adattarsi alle teorie cliniche dello scienziato perché possa essere ascoltato e curato. 

Il corpo isterico, dunque, denuncia come uno specchio capovolto i modelli che lo scienziato, l’analista, il neurologo, lo psicologo hanno cercato di volta in volta di imporre alla donna. In epoche trascorse, quando ci si aspettava sottomissione e ubbidienza dalle donne, non erano rari i casi di paralisi isterica, quando la sessualità era argomento proibito per le donne né rientrava nella loro educazione, molte manifestazioni isteriche tese al controllo delle pulsioni sessuali furono celebrate come manifestazioni di santità, vedi Caterina da Siena. Oggi, epoca nella quale gli ideali di bellezza e il feticismo della magrezza imperano nell’educazione delle ragazze, si associa con l’anoressia, la bulimia e altri disturbi alimentari. 

Il corpo isterico differisce in parte dal corpo cyborg di cui parla la filosofa Haraway, i corpi in cui natura e tecnologia si innestano, con una estensione che va dai bypass al semplice uso dell’ascensore, mettendo in crisi la pretesa naturalità dell’uomo, che è al contrario, secondo la pensatrice, pura costruzione culturale. Al contempo è qualcosa di diverso dai corpi-clinica, cioè dai corpi mantenuti nella fase della stasi della malattia perché fonte di reddito certo per il mercato farmaceutico, ma anche dai corpi-laboratorio (mi viene in mente il protagonista del film documentario Super size me in cui si esplorano le conseguenze dell’alimentazione McDonald’s sul corpo di un volontario). 

L'isteria sembra piuttosto denunciare il lato oscuro delle scienze, la loro natura performativa quando più portatrici dei pregiudizi di un sistema sociale. 

E’ come se la scienza, in quanto tassonomia, elenco delle caratteristiche delle più diverse infermità, finisse con l’aspettarsi quelle manifestazioni e non altre che il sintomo isterico è disposto a non eludere, proprio perché solo in questo modo può essere visto, toccato e riconosciuto. Un elemento che ha spinto la psicologa argentina Dio Bleichmar a parlare di “ femminismo spontaneo” dell'isteria, in quanto la natura femminile soffrirebbe per il mancato riconoscimento del suo genere, in un ordine patriarcale che lo considera inferiore, un oggetto. L’isteria sarebbe così solo un modo per ottenere riconoscimento. Una sorta di protesta, tramite un uso del corpo che si fa linguaggio, dramma, infine palcoscenico. 

Le foto di Augustine dunque lasciano un’impressione indefinibile. Più di un dubbio, trasmettono l’inquietudine che il corpo isterico sia forse una delle denunce più dolorose di una società portatrice di istanze di schiavitù e assoggettamento che si trasformano in malattie, quindi in gerarchie mediche destinate a curare le malattie che lo stesso sistema ha prodotto, ma senza mai proporsi di guarirle del tutto. 

In un cerchio infernale, dove le scienze non sono angeliche ma nate all’interno di sistemi sociali non sempre favorevoli alle donne, che l’arco isterico esprime come uno stigma.




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