sabato 25 aprile 2015

Il congiuntivo è sbadato

 



Lo so, ci sono i difensori del congiuntivo. Come non comprenderli. Sono tempi duri questi. Dove i congiuntivi spariscono come le balene. Se sfumasse, il congiuntivo, dovremmo rinunciare al mondo dell’ipotetico. Icaro sparirebbe da ogni cielo. Come rinunciare a questo tempo verbale che sa di preghiera di desiderio, di invocazione? Un tempo che nella realtà lineare e materiale, la stessa che si muove da un punto A al punto B, non esiste. Un tempo che è sbadato.

La Costituzione italiana, da parte sua, non lo conosce. Essenziale ed elegante, di solito non supera il fraseggio delle venti parole per periodo. Il suo tempo è il presente. L'indicativo matematico. Come certe lingue antiche che non conoscono neppure il futuro.

La Costituzione, infatti, nell’intento di padri e madri Costituenti doveva essere capita e compresa da chiunque. Da contadini, da intellettuali, da operai. In questo presente, si volle trovare spazio anche per l’umiltà maggioritaria. Diceva, il grande giurista Calamandrei, che chi scrive una Costituzione deve essere in grado di ipotizzare un domani in cui la propria maggioranza non sarà più al timone del governo. Ipotizzare, capite, ma al presente. Usando l’oggi e l’adesso.

C’è tutto un ragionamento politico dietro l’art. 50, mettiamo: tutti i cittadini possono rivolgere petizioni per chiedere provvedimenti legislativi ed esporre comuni necessità. Possono, dunque potranno. Tutti, dunque, di qualunque partito. Non è una preghiera, non è un'invocazione, non è un augurio. La democrazia nella Costituzione Italiana divenne così binaria. Una democrazia che emana dal governo verso i cittadini. E dai cittadini verso lo Stato. Per questo Togliatti poteva dire: il Partito Comunista è fuori dal governo, ma non fuori dalla Costituzione.

Al contrario potremmo definire arroganza maggioritaria la virtù di questo governo. Di questo partito assunto a maggioranza mistica, il cui intento è una Costituzione breve e oscura, così come le desiderava Napoleone. Di cui non conosciamo ancora il tempo verbale ma possiamo ben immaginarlo. Il tempo verbale di colonnelli e imperatori. Poco congiuntivo, nessun indicativo, ma tanto, tanto imperativo in alta uniforme. Con paragrafi, rimandi, comma e codicilli che il castello di Kafka sembrerà nulla a confronto. La pace romana e augustea del non votate, non dissentite, non chiedete spiegazioni.

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